Martedì 24 settembre Vox Media e New York Media hanno annunciato di aver siglato un accordo per la fusione che unirà l’editore dell’influente New York Magazine – il bisettimanale di cultura e politica fondato nel 1968 dal graphic designer Milton Glaser e dal giornalista Clay Felker con 51 anni di storia, e cinque fiorenti marchi digitali, con Vox Media, la decennale società nota numerose testate tecnologiche.
Insieme, come Vox Media, l’azienda raggiungerà centinaia di milioni di persone e ospiterà i principali giornalisti e creatori del settore, arrivando così al pubblico attraverso siti web, servizi televisivi e di streaming, podcast, eventi, piattaforme sociali e riviste cartacee. La nuova Vox Media vanterà inoltre molteplici e diversificati flussi di reddito, tra cui le soluzioni pubblicitarie proprietarie, e-commerce, abbonamenti digitali e cartacei, conferenze ed eventi ed uno studio televisivoleader nel settore.
Vox Media, prima di questa fusione, comprendeva sette canali editoriali: SB Nation, The Verge, Polygon, Eater, Curbed, Recode e Vox – e diverse linee di business, la piattaforma editoriale Chorus, un business di conferenze ed eventi noto per la serie Code Conferences e la divisione entertainment di Vox Media Studios.
All’inizio di quest’anno, Vox Media ha acquisito Epic, la casa di produzione cinematografica hollywoodiana e i marchi Fortune 500, e Coral by Vox Media, una piattaforma dedicata a costruire un impegno più sicuro e produttivo per gli editori.
Negli ultimi anni l’editore è stato nominato una delle tra i più innovativi da Fast Company e questa’anno ha ottenuto un punteggio perfetto nell’Indice di uguaglianza aziendale della Campagna per i diritti umani, che si colloca tra i migliori posti di lavoro per l’uguaglianza LGBTQ.
Le pubblicazioni di New York Media che saranno assorbite saranno invece Intelligencer, che fornisce notizie nazionali e commenti acuti su politica, affari, tecnologia e media; Vulture, il primo sito di notizie culturali; The Cut, all’avanguardia dei media digitali femminili; Grub Street, dedicato al food e The Strategist, dedicato allo shopping intelligente su internet.
Come riporta Il Post che a sua volta cita il The New York Times, “negli ultimi tempi New York Media perdeva 10 milioni di dollari all’anno, e nel 2019 aveva licenziato il 5 per cento dei suoi dipendenti; i due gruppi hanno però precisato che l’acquisizione è dovuta alla volontà di creare una nuova realtà editoriale, più interessante per i lettori e gli investitori”.