Emma Lawton, Parkinson

Una nuova avventura per la grafica col Parkinson

La storia dell’allora trentaduenne Emma Lawton la raccontammo qualche anno fa, Emma una grafica britannica a cui fu diagnosticato il morbo di Parkinson, una malattia neurodegenerativa ad evoluzione lenta ma progressiva, che coinvolge principalmente alcune funzioni quali il controllo dei movimenti e dell’equilibrio.

Così nel giro di pochi anni Emma, vide aumentare i tremori a tal punto da non consentirle più di disegnare una linea retta. Per una grafica la fine del proprio sogno, di una carriera appena agli albori: una vita rimessa in gioco. Da lì alla possibilità di ritornare a scrivere grazie ad una tecnologia realizzata da Microsoft allora ribattezzata “Emma.” Un bracciale che grazie alle vibrazioni in direzioni opposte ai tremori di chi lo indossa, compensa il deficit e garantisce una presa più stabile del lapis – quasi annullando i tremori.

Un’occasione per Emma di racchiudere questa esperienza in un libro intitolato “Dropping the P Bomb, dalla diagnosi e di come sia vivere con questa malattia, appena trentenne.

Di anni ne sono passati alcuni e la condizione di Emma è peggiorata, nel 2017 il suo collo ha cominciato a darle dolore, nel corso dell’anno successivo il disagio è peggiorato e lei è rimasta a guardare per terra – l’unica posizione che potesse darle sollievo. Andare in giro divenne difficile e il suo mondo, che un tempo si era espanso, si ridusse a più piccolo di quanto non si fosse mai sentito prima. Smise persino di vedere gli amici.

Lo scorso anno si è resa conto di questa condizione avendo la necessità di investire un po’ di tempo in sé stessa e nella sua felicità, cosa di cui non facciamo abbastanza. Quindi si è imbarcata in un progetto chiamato ‘The F-it List‘. È semplice, ma ha già avuto un impatto positivo su di lei: fare qualcosa di nuovo ogni giorno. Farlo con qualcun altro. Documentarlo.

Ogni giorno nel 2019 Emma ha fatto qualcosa di nuovo ogni giorno e lo ha pubblicato online (cosa che continua a fare anche adesso). Il suo obiettivo non è solo quello di far conoscere il Parkinson, ma anche quello di dimostrare che non importa chi sei e che cos’altro hai nella tua vita, puoi avere avventure e investire in te stesso.

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