Together Price

Condividire i costi di Netflix e Spotify con Together Price

Together Price pare essere la piattaforma per abbattere i costi dei servizi in streaming come Netflix, Spotify, Adobe e Dropbox.

Per chi ancora non lo conoscesse, Together Price è un sito dai natali puramente italici e che mescola social e sharing economy, il cui scopo principale è quello di condividere i costi: che siano abbonamenti ai servizi di streaming o l’acquisto di software.

Tra i punti di forza vi sono film, serie tv, musica: tutte passioni ed interessi che ormai trovano largo spazio nel contesto online e sono sempre più condivisibili con amici, parenti, in modo da “abbatterne” i costi d’abbonamento mensile.

Spesso ricorriamo agli amici per condividere un account (cito Netflix per dirne uno) e per raccogliere i soldi di ognuno ogni mese fa una colletta, la soluzione più efficace per risparmiare diventa presto un incubo e finisce dopo qualche mese per essere abbandonata.

A questo punto restano solo due strade da percorrere: rinunciare all’abbonamento che ci interessa oppure affidarci a questo servizio, una piattaforma che si occupa di automatizzare il processo di condivisione di spese e che permette in pochi e semplici passi di formare il gruppo, comunicare al suo interno e raccogliere le quote mese per mese.

Andando a sommare i costi degli abbonamenti maggiormente utilizzati (come per esempio Spotify, Netflix, Nintendo Switch online, Dazn, etc) risulta che per Millennials e Generazione Z la spesa sia di circa 300 euro l’anno: una spesa non indifferente soprattutto per le tasche dei consumatori più giovani.

Diventa quindi imperativo risparmiare e farlo nel modo più semplice e sicuro possibile, la piattaforma quindi si integra con un portafoglio digitale per raccogliere le quote di ognuno come fosse Paypal, una chat di gruppo con la quale comunicare in tempo reale come Whatsapp e le funzionalità di un social network.

È proprio questa la peculiarità che sta trasformando Together Price in una “Digital Identity Platform”: al pari di Linkedin, dove ogni utente può postare e condividere con i propri selezionati contatti gli avanzamenti di carriera, su Together Price è possibile condividere con le proprie cerchie divise per 4 ambiti di relazione (amici, familiari, coinquilini e colleghi di lavoro) l’uso di abbonamenti digitali di gruppo. I Collegamenti e le Raccomandazioni di Linkedin certificano le competenze professionali dell’utente, mentre i Collegamenti e la Relazione, certificano il rispetto dei Termini di Uso necessari per condividere.

Il funzionamento è molto semplice: la registrazione è gratuita e al termine di essa si può scegliere di diventare Admin o Joiner. Nel primo caso, chi possiede un abbonamento crea un gruppo e mette il suo abbonamento a disposizione di altri utenti (i joiner), i quali ogni mese inviano all’admin la loro quota di partecipazione; chi invece non possiede un abbonamento può richiedere l’accesso ad un gruppo già esistente e iniziare a condividere il servizio con altre persone semplicemente inviando la propria quota tramite la carta di credito o prepagata.

Anche software da condividere

Ma non vi sono solamente servizi di streaming, c’è la possibilità di mettere a fattor comune le spese per Microsoft Office 365, Apple+, Adobe, Steam, Dropbox, Kaspersky, ecc…

Ma con dei ma, i miei dubbi sulla “legalità border line” di tutto ciò hanno infatti trovato riscontro nelle condizioni del servizio dove chiaramente è indicato che “Quando un utente offre di condividere l’accesso a un servizio online, è tenuto a controllare e assicurarsi di agire in conformità ai termini e alle condizioni di tale servizio, incluse eventuali restrizioni relative al numero di persone con le quali può condividere tale accesso e alla relazione che le lega.”

Sempre per citarne uno a caso – Netflix, specifica nelle sue condizioni di utilizzo che “ qualsiasi contenuto visualizzato attraverso il servizio sono destinati esclusivamente ad un uso personale e non commerciale e non possono essere condivisi con persone al di fuori del tuo nucleo domestico”. Adobe nelle sue condizioni di utilizzo dei prodotti cita anche che non è consentito “abilitare o consentire ad altri di usare i Servizi o il Software utilizzando i dati del proprio account”.

Insomma, questa piattaforma è nata nel 2017 in Italia ed il suo successo ha varcato i confini fino alla Spagna, UK e America Latina ed hanno mezzo milione di iscritti. Quindi a quanto pare, questo viaggiare “sul filo di lana” per ora non ha precluso il suo utilizzo; alla fine si tratta di una piattaforma che vi mette in comunicazione: dell’uso che ne farete sono anche un po’ problemi vostri.

Fatemi sapere se lo utilizzerete, e come.

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