Cala del 10% la raccolta pubblicitaria sulla stampa italiana, questi i dati diffusi per il primo quadrimestre 2017 da FCP; rispetto al periodo gennaio-aprile 2016, la raccolta nel 2017 ha perso 34 milioni di euro rispetto ai 305,7 totali dello scorso anno. In particolare i quotidiani nel loro complesso ha registrato un calo dell’11 percento sul fatturato, mentre i periodici hanno segnato -8,1%. I mensili hanno invece toccato il calo con il – 9,8%.
Da analizzare sono anche i dati diffusi da Nielsen che mostrano il mercato pubblicitario italiano, nella sua totalità, generalmente in calo: gli investimenti sono diminuiti in aprile del 2.8% e nel quadrimestre dello 0,3%.
“Il mercato registra un sostanziale pareggio nel primo quadrimestre dell’anno: i prossimi due o tre mesi saranno probabilmente in “rosso” per motivi di pura stagionalità degli anni dispari, vista l’assenza di grandi eventi sportivi particolarmente mediatici” – spiega Alberto Dal Sasso, TAM e AIS Managing Director di Nielsen. “Ci aspettiamo una ripresa nell’ultima parte dell’anno, quando il raffronto con il periodo degli Europei di calcio nel 2016 non condizionerà la raccolta pubblicitaria come nei mesi centrali”.
Per quanto riguarda i singoli medium, la Televisione ha registrato un calo del 4,2% nel singolo mese e chiude il periodo gennaio/aprile con -0,6%. Sempre negativa la stampa – come abbiamo visto sopra, e invece buone le performance della radio nel singolo mese (+3,5%) con un +0,7% anno su anno.
Sulla base delle stime realizzate da Nielsen, la raccolta dell’intero universo del web advertising chiude in crescita del 7,3% (-1,4% se si escludono il search e il social). Chiudono il quadrimestre in trend negativo tutti gli altri mezzi: cinema (-16,1%), outdoor (-18,5%), transit (-2,8%) e direct mail (-5,5%).
“L’accelerazione dell’economia italiana, riportata dalla recente correzione al rialzo della stima preliminare sul PIL del primo trimestre (dallo 0,2 allo 0,4%), che migliora le stime governative, è confermata dall’Istat che riporta buoni segnali sia sui consumi interni che sull’occupazione. Attendiamo di vedere se e come questi segnali possano scaricarsi anche in parte sul mercato della pubblicità, a sostegno dei consumi” – conclude Dal Sasso.