In Toscana, un piccolo museo vivo dove il visitatore scopre le storie in modo coinvolgente, interattivo, emozionale. Un’esperienza di immersione visiva e sonora totale perché i diari bisbigliano, si parlano, generando un fruscio di vite e di memorie. Un vivaio di memorie, confessioni, segreti nascosti in scaffali e cassetti pronti per essere svelati
Al Piccolo Museo del Diario un’esposizione permanente concepita per mettere in mostra e valorizzare, in modo interattivo e coinvolgente, le oltre 6500 storie scritte raccolte e conservate dal 1984 a Pieve Santo Stefano, in Toscana presso l’Archivio Diaristico Nazionale. L’archivio pubblico raccoglie scritti di gente comune in cui si riflette la vita di tutti e la storia d’Italia attraverso diari, epistolari, memorie autobiografiche.
Nell’idea di questo museo si vuole evidenziare in modo suggestivo e poetico la ricchezza che nell’archivio, ideato e fondato dal giornalista e scrittore Saverio Tutino, viene depositata: la memoria di piccole storie di persone sconosciute che hanno lasciato traccia delle loro vite.
Ispirati dal libro di Mario Perrotta ‘Il paese dei diari’ per il Piccolo Museo del Diario, dotdotdot – progettista del percorso – “ha voluto raccontare il senso dell’archivio pubblico, che raccoglie diari, epistolari, memorie autobiografiche di gente comune in cui si riflette, in varie forme, la vita di tutti e la storia d’Italia”.
Entrando nel museo le prime due sale sono dedicate all’archivio, un omaggio alle sue anime, un vivaio di memorie, confessioni, segreti nascosti in scaffali e cassetti pronti per essere svelati: un grande archivio per diverse tipologie di pagine, tracce e testimonianze di vite personali.
Come racconta Mario Perrotta i diari sono vivi, si cercano e si parlano di notte, in un bisbiglio continuo, di nascosto, spostandosi con teleferiche e cavi nella città-diario perfetta.
E così sulle superfici di questo grande archivio, videoproiezioni dinamiche riproducono i fogli dei diari, le pagine dei racconti di vita della gente comune che escono dai cassetti per svolazzare leggeri e liberi in un’altra dimensione, per poi entrare in altri cassetti, creando un dialogo, uno scambio, ma anche strani cortocircuiti tra storie e ideologie diverse forzatamente accostate.
Il visitatore vive così un’esperienza di immersione visiva e sonora totale perché i diari bisbigliano, si parlano, generando un fruscio di vite e memorie di persone presenti o assenti.
Spinto dalla curiosità il visitatore viene invitato ad aprire i cassetti e sbirciarne il contenuto. Il cassetto aperto svela un diario in maniera fisica o digitale, visibile e sonora: il diario, prima nascosto nel cassetto, è pronto a liberare, mostrare e raccontare pagine sconosciute vere ed emozionanti.
A ridosso delle due pareti delle sale è stato riprodotto, attraverso un’opera di falegnameria, un grande archivio di legno fatto di scaffali, cassetti e contenitori di diverse dimensioni e materiali.
In realtà l’archivio nasconde al suo interno tutte le tecnologie necessarie al funzionamento dell’installazione: per ognuno dei 15 cassetti e delle 5 ante apribili che contengono contenuti digitali è stato necessario installare un monitor di visualizzazione dei diari, un impianto audio per le voci narranti, un sistema sensoristico per l’interazione, un microcontroller abbinato a un computer per la gestione del sistema. Ulteriori 5 cassetti apribili contengono al loro interno diari originali.
Per consentire l’installazione degli apparati tecnologici il grande mobile è stato pensato come una struttura autoportante, svincolata dai muri e totalmente ispezionabile grazie a un sistema di guide che consentono l’estrazione della sua parte inferiore. Il retro dell’archivio diventa quindi l’area tecnica, di regia e gestione, oltre che essere stato lo spazio utile per la parte installativa e di cablaggio e per quella futura di manutenzione o eventuali modifiche.
Il museo è ospitato in piccole sale cinquecentesche, tutelate dalla Soprintendenza per i beni architettonici di Arezzo, sono di ridottissime dimensioni e presentano i vincoli alla preservazione degli ambienti negando interventi invasivi di tipo impiantistico e strutturale.
L’installazione interattiva L’Archivio rappresenta la prima tappa della realizzazione del percorso espositivo multimediale voluto dalla Fondazione Archivio Diaristico Nazionale e dal Comune di Pieve Santo Stefano, per raccontare poeticamente diari, epistolari, memorie autobiografiche di persone sconosciute che hanno lasciato traccia delle loro vite. Il percorso museale evolverà e si implementerà di anno in anno in uno spazio piccolo fisicamente, ma grande di contenuti.
dotdotdot fondato nel 2004 a Milano, è uno studio di progettazione multidisciplinare che fonde l’architettura, l’allestimento, il design con l’interaction design e l’innovazione tecnologica. Al suo interno filosofi, architetti, designer, ingegneri, informatici, grafici collaborano sullo stesso piano superando le separazioni disciplinari.