Molti quotidiani italiani al macero: la resa dei giornali a giugno

Le società editoriali reggono il proprio business sostanzialmente (semplificando molto) su poche cose: vendita delle copie dei giornali (al netto della resa), vendita dei correlati (i gadget come i libri che trovate in allegato), inserzioni pubblicitarie, sponsorizzazioni, attività correlate (tipo gli eventi), abbonamenti alle copie cartacee ed a quelle digitali – laddove ci sono.

Proprio ieri Peter Baker un giornalista del NYT ha scritto su Twitter che il giornale ha aggiunto altri 197 mila nuovi abbonati nel secondo trimestre di quest’anno, arrivando a 4,7 milioni di abbonati paganti per l’edizione digitale del quotidiano.

Ma tralasciando la cavalcata del New York Times, ci siamo presi la briga di dare un’occhiata ai dati ADS di giugno 2019 comunicati ieri, e al netto delle vendite totali e tralasciando per un momento le copie digitali: ci siamo concentrati tra quello che viene stampato nelle tipografie e poi diffuso nelle edicole ed in abbonamento e quanto, effettivamente viene venduto.

Abbiamo tracciato ed evidenziato un dato solo, la resa

Per capirci, in editoria si definisce diffusione il numero di copie di una pubblicazione consegnate ai lettori. Si calcola sottraendo alla tiratura (il numero di copie stampate ad eccezione degli scarti) la resa, cioè le copie non distribuite e che ritornano all’editore per poi andare al macero.

Ipotizziamo che non siamo tutti Urbano Cairo che tra le prime cose fatte entrato in RCS ha cambiato i fornitori della carta del Corriere, ma che da profani vogliamo capire quanto i quotidiani italiani, di carta, vengano effettivamente letti e quanti migliaia di euro vengano buttati in carta che poi torna indietro.

Per capire questo mondo di diffusione e resa, Report ci fece un bellissimo servizio che sarà sicuramente in grado di togliervi ogni dubbio.

Premettendo che l’Italia è complicata sia per la questione delle edicole sul territorio, che per la geografia, quindi è necessario stampare molte più copie di quanto effettivamente già si sa saranno comprate (diffusione), tuttavia analizzando i dati ADS emerge come ci siano interi giornali italiani che diffondono tantissimo ma nessuno o quasi nessuno acquista, tornando al macero come carta straccia.

Tra le 65 testate quotidiane analizzate ci sono molti quotidiani che tra copie stampate e copie vendute sfiorano e superano l’80 e 90 percento. Ma ci sono testate, come ad esempio Libero e La Verità che vendono poco più del 30% di quanto stampano. Addirittura, il Manifesto ha una resa oltre il 75%.

La liberta di stampa è imprescindibile da qualsiasi numero di diffusione e/o di vendita, tuttavia è un dato che sul bilancio finanziario dell’editore è sicuramente attenzionato con preoccupazione; anche perché se facessimo i famosi due calcoli da casalinga, con 750.000€ medi mensili raccolti ipoteticamente da Libero dalla sola e singola copia cartacea, una redazione difficilmente continui a mandarla avanti – soprattutto se hai diverse migliaia di euro di copie non vendute ogni giorno.

Questi sono dati delle sole copie cartacee che raggiungono le edicole e gli abbonati, e sicuramente non sono indicativi dell’andamento economico di un giornale, però fanno riflettere.

Resa Giornali

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