Le generazioni sono (da sempre) diverse tra loro nel modo di fruire i media, si adattano con tempi e modalità differenti alle evoluzioni tecnologiche, in base alla loro cultura di riferimento e alla loro sensibilità assegnano in modo differenziato ruoli e funzioni a tutte le opportunità offerte dal sistema multimediale.
Una recente indagine dell’Istituto Reuters che copre tutto il mondo delinea ad esempio una tendenza: i siti di informazione digitali sono la principale fonte di notizie per la maggior parte degli under 35. Per gli over 55 le fonti di news più seguite sono ancora la televisione e i giornali.
La generazione nel mezzo usa invece un mix di fonti, che oscilla in base ai mezzi di comunicazione con cui ha avuto maggiore consuetudine negli anni della propria formazione. Accanto alle ovvie differenze, però, possono emergere anche le similarità intergenerazionali, di cui la stampa.
Da una parte i Millennials, il gruppo demografico di chi è nato tra il 1983 e il 1999, la prima generazione ad essere cresciuta con Internet e le nuove tecnologie; dall’altra i Baby Boomers, nati tra il 1946 e il 1963, la generazione ad oggi con il più alto potere d’acquisto.
Millannials
La generazione dei Millennials comprende i nati prima dell’inizio del millennio, tra il 1983 e il 1999. Hanno tra i 19 e i 35 anni e si relazionano con due cambiamenti epocali: la rivoluzione digitale, di cui sono forti utenti (con un approccio multimediale), e la scarsità di lavoro.
Sono i primi a essere stati rimproverati per i messaggi mandati a tavola e i primi a non avere un passato senza Internet, senza computer e senza cellulare (o ad averne poco).
Credono fermamente nella sharing economy, nel multitasking e nel networking relazionale. Si caratterizzano per i «working poor» (coloro che hanno remunerazioni basse anche se a volte vivono in famiglie con reddito medio-alto) e i «neet» (coloro che non studiano e non lavorano), ma anche per essere giovani adulti che non si arrendono alla precarietà lavorativa cercando nuove opportunità nell’economia digitale (sono tra i principali fondatori di start-up) o all’estero.
Baby Boomers
Sono i figli del “baby boom”, coloro che hanno vissuto il periodo della ripresa economica e del boom demografico successivo alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Nati tra il 1946 ed il 1963 (dai 55 ai 72 anni), sono ancora oggi la generazione con il più alto potere d’acquisto.
È la generazione delle rivoluzioni culturali, delle lotte per i diritti civili, del movimento hippie, della rivoluzione sessuale, del pacifismo, del femminismo e del rock. Secondo lo studio Censis-Confcooperative, sono la generazione più fortunata della storia: hanno goduto la lunga stagione di crescita economica e di quasi piena occupazione.
Nonostante una parte di loro sia ormai in età pensionistica, gli appartenenti a questa generazione non ammettono di essere considerati “vecchi”: sono ancora intenzionati a vivere appieno la loro vita, godendosi ogni opportunità in modo attivo (viaggiando, coltivando i propri hobby, comprandosi la moto).
La stampa come fil rouge tra le generazioni
Audipress ha analizzato, nella ricerca “Millennials vs Baby Boomers. La stampa come fil rouge tra le generazioni“, quanto sono distanti nella loro relazione con la stampa queste due generazioni, attraverso un’elaborazione dei dati 2018/III, in un percorso di esplorazione dei comportamenti di lettura della popolazione italiana.
I Millennials sono comunemente ritenuti portatori di valori, atteggiamenti, attitudini, comportamenti multimediali profondamente diversi rispetto alle generazioni precedenti, in particolar modo in relazione ai loro «genitori» Baby Boomers.
Se è vero che i siti di informazione digitali ed i social network sono la principale fonte di notizie per la maggior parte degli under 35, sta emergendo anche in vari mercati internazionali che i giovani non hanno dimenticato la carta e che apprezzano anche fonti informative “vecchia scuola”.
L’iperstimolazione multipiattaforma a cui siamo sottoposti segna una diffusa tendenza a riprendersi il controllo delle fonti, della qualità dell’informazione e dell’attendibilità. E si tratta di un atteggiamento intergenerazionale.
“I dati Audipress mostrano che il gusto informativo e la capacità di selezionare le fonti più valide e attendibili nascono e si rafforzano in buona parte in famiglia e proprio in questo ambito si trasferisce anche l’abitudine alla lettura”, commenta il Presidente di Audipress Ernesto Mauri. I Millennials che lavorano e vivono ancora in famiglia leggono di più rispetto ai coetanei che non vivono più con i genitori (65% vs 59.6%) e tra i Baby Boomers chi vive con figli legge mediamente di più di chi vive da solo (65.3% di chi vive con figli Millennials vs 61.8%).
Come sottolinea Mauri, “emerge con chiarezza questa peculiarità della stampa di saper mantenere le proprie specificità anche in un momento di profondo cambiamento delle modalità di informazione ed esposizione multimediale da parte delle nuove generazioni, riuscendo a trasmettere la propria rilevanza e qualità sia tra i Millennials sia tra i Baby Boomers”.
Si parla molto di divario tecnologico (“digital divide”) e di cesura intergenerazionale, ma ci sono valori e bisogni profondi che ricongiungono le generazioninella fruizione di fonti informative che svolgono ruoli sociali rilevanti, dando vita così a una sorta di fil rouge che le connette.
Se tra i Baby Boomers i livelli di lettura aumentano al crescere del reddito familiare e del segmento sociale di appartenenza, tra i Millennials la lettura sembra essere un’abitudine più trasversale, meno influenzata da questi parametri sociali e più omogenea sul territorio, superando le tradizionali dinamiche geografiche. I giovani mostrano di apprezzare soprattutto i mensili (il 27.5% ne legge almeno uno al mese vs il 19.7% dei Boomers), mentre i Boomers sono più vicini alla lettura dei quotidiani (33.7% vs 27.2% dei Millennials, nel Giorno Medio).
Emergono peculiarità coerenti con i diversi profili generazionali anche considerando le frequenze di lettura e la fonte di provenienza.
Per i Millennials la lettura è un po’ meno sistematica e fedele in termini di frequenza (con una differenza maggiore tra le due generazioni soprattutto per quotidiani e settimanali, con circa 10 punti percentuali di distanza nella fruizione ad alta frequenza), in linea con un approccio trasversale a diverse fonti di informazione, in una dieta mediatica varia e funzionale alle proprie esigenze.

Si conferma per questa generazione anche un approccio più strumentale al consumo della copia, spesso letta in condivisione con familiari o amici, in casa o fuori casa, a conferma anche della maggior attitudine alla condivisione.
Si parla molto di digital divide, di cesura intergenerazionale, di completo cambiamento delle modalità di informazione ed esposizione multimediale da parte delle nuove generazioni ma ci sono valori e bisogni profondi che evidentemente sopravanzano queste tendenze di fondo per ricongiungere le generazioni nella fruizione di fonti informative che svolgono ruoli sociali rilevanti.
Uno dei valori classici del sistema editoriale informativo è quello di sostenere il patto di cittadinanza (sentirsi parte attiva di una comunità) favorendo il dibattito intra-familiare e la generazione di decisioni consapevoli da parte dei cittadini.
I Millennials, ad esempio, sono comunemente ritenuti portatori di valori, di atteggiamenti, attitudini, comportamenti multimediali profondamente diversi rispetto alle generazioni precedenti, in particolar modo in relazione ai loro «genitori» Baby Boomers.
I dati, però, ci ricordano che il gusto informativo e la capacità di selezionare le fonti più valide e attendibili nascono e si rafforzano in buona parte in famiglia e in quell’ambito la stampa è riuscita a trasmettere la propria rilevanza e qualità, ottenendo elevati valori di lettura sia tra i Millennials che tra i Baby Boomers (con ovvie accentuazioni in termini di tipologia di testate o di piattaforme di erogazione).