Preparatevi al carcere o voi fabbricatori di bufale! L’ex senatrice grillina Adele Gambaro, ora nel gruppo ALA-SCCLP di Denis Verdini, ex braccio destro di Silvio Berlusconi ed ex pontiere del patto del Nazareno – ha presentato in Senato un Disegno di Legge assieme ai senatori Mazzoni, Divina e Giro. Il tema è uno di quelli più discussi negli ultimi tempi, per riassumere le ‘bufale’ online e come contrastarle, il testo depositato reca come titolo: disposizioni per prevenire la manipolazione online, garantire la trasparenza sul web e incentivare l’alfabetizzazione mediatica.
E come possono essere contrastate secondo i senatori? Con carcere e ammende pecuniarie, ovvio. Infatti pare che questo provvedimento abbia anche riscosso un certo successo a Palazzo Madama tanto che i senatori che l’hanno controfirmato sono parecchi e di un po’ tutti gli schieramenti: da ALA a Lega Nord, da Forza Italia a SVP, GAL e pure qualche PD.
Non che mi dispiaccia la presa di posizione e il percorso per delineare i confini in cui l’informazione diventa inutile e dannosa invenzione di fatti, il più delle volte sui social e per dirottare a siti Internet zeppi di Google AdSense.
Tuttavia – parere personale, la morale su come e cosa pubblicare online già fatta dalla deputata Boldrini, presidente della Camera, e da Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Antitrust, a me già bastava.
Il testo presentato ha molti pregi ma si porta anche tanti difetti ed interrogativi, soprattutto se esordisci citando ‘i capisaldi dei sistemi democratici, la libertà e la credibilità dell’informazione che rappresentano l’essenza del giornalismo, il cui primo dovere è nei confronti della verità’. Scorrendo l’introduzione e gli articoli della proposta si vede come la modifica interessi sostanzialmente il codice penale, con l’introduzione di ammende e perfino reclusione (non inferiore ai 12 o 24 mesi) per chi pubblichi o diffonda notizie false, esagerate o tendenziose che riguardino dati e fatti infondati o non veri sui social che non siano espressione di giornalismo online.
Che non siano espressione di giornalismo online?
Attenti bene, il DDL infatti andrebbe a colpire chiunque pubblichi online false notizie, ma non le testate giornalistiche – che come sappiamo hanno già le loro responsabilità civili e penali da rispettare come editori, direbbe una persona di buon senso. Ma allora perché queste disposizioni non le applichiamo a tutti, indistintamente? Le testate registrate potranno continuare a diffondere bufale? Sì perché lo fanno eccome!
Una ‘bella botta’ il testo la vuole dare anche all’anonimato online – e qui la mia memoria va ai tempi dei decreti anti terrorismo in cui per navigare negli Internet point o con Wi-Fi liberi dovevi presentare gli esami del sangue (burla), oltre alla Carta d’Identita (vero)… I senatori ci dicono che una volta aperto, nell’ordine: un sito web, un blog, un forum o una (quale?) piattaforma online per la diffusione di informazioni sulla Rete, dovremo andare al tribunale e fornire Cognome e Nome, domicilio, codice fiscale e un indirizzo PEC entro 15 giorni dall’apertura dei suddetti. E fa già ridere così.
Quindi cari amici, voi che vorrete un blog, ma a quanto leggo tra le righe si può dire che lo sia anche un canale YouTube, dovrete andare in tribunale? E se siamo minorenni? Non lo dicono e nemmeno scrivono – per me non c’hanno pensato.
L’articolo 4 del provvedimento introduce anche il diritto di replica e rettifica sui suddetti medium, e se diffamate qualcuno potrete subire conseguenze! Ma scusate, l’istituto della querela non bastava?
Quante domande!
Una buona cosa tra tutte queste almeno c’è: l’alfabetizzazione mediatica che, andando a modificare la “Buona scuola” vuole introdurre una sorta di guida a come si usa la Rete.
Infine avrà da fare anche il ‘signor’ Facebook, a me pare proprio cucito addosso a lui questo articolo del DDL. Ma soprattutto che competenze dovrebbe avere il ‘gestore” per valutare se si tratti di un bufala o meno quella pubblicata sui suoi spazi?
Insomma, a me questa proposta non piace poi molto l’avrete capito, sono e rimango dell’opinione che modificare leggermente le Leggi attuali possa bastare senza inventarci nulla in temi di censura (sì, finalmente l’ho detto), e soprattutto senza tutte le volte sventolare le manette: credo che 10mila euro di multe possano bastare, no?
Su Corriere delle Comunicazioni trovate il testo del DDL, così mi dite la vostra sulla pagina di Facebook.