Dopo una tre giorni di fuoco che ha messo sotto pressione il Viminale “sul caso dell’estrema somiglianza”:https://www.draft.it/cms/Contenuti/il-nuovo-logo-del-ministero-dell-interno-forse-plagio del nuovo logo con uno realizzato nel 2008 da un designer inglese, l’altro ieri avevamo chiesto spiegazioni sia all’ufficio stampa del Ministero dell’Interno – senza ottenere risposta – che all’autore del logotipo.
Nella serata di ieri ci è giunta la dichiarazione ufficiale del vincitore del concorso, ovvero l’agenzia romana *Inarea*. La stessa aveva già rilasciato una breve nota a *GQ.com* per voce del presidente dell’agenzia, Antonio Romano, tuttavia oggi lo stesso Romano ne dà una più esaustiva ai lettori di Draft.it illustrandoci il suo punto di vista su questo presunto plagio.
La missiva giuntaci nella serata di ieri inizia col sottolineare come l’agenzia abbia lavorato a questo progetto con la stessa serietà ed onestà con cui ha realizzato centinaia di marchi e progetti che hanno dato forma e spessore ai loro trent’anni di attività.
Romano rileva come sia di particolare interesse tutelare la reputazione costruita grazie all’impegno e alla passione di tutti i professionisti che lavorano negli uffici di Roma e Milano.
_“Draft.it è stato il primo a rilevare la quasi identità tra i due lavori e, nonostante i commenti, ci ha strappato un sorriso l’ironia con cui in tanti hanno ‘interpretato’ “le possibili declinazioni di altri marchi”:https://www.draft.it/cms/multimedia/l-ironia-dei-grafici-si-scatena-sul-viminale per il Ministero”_ continua il presidente di Inarea _“Quanto al progetto, abbiamo cercato di rappresentare l’istituzione italiana che si apre ai cittadini. Abbiamo voluto accentuarne anche graficamente i tratti di semplicità e di essenzialità”_.
Noi di Draft per primi abbiamo riconosciuto una estrema somiglianza con il marchio progettato da *Roy Smith* per poi essere ripresi dalla stampa nazionale, dalla blogosfera e dai social network; il pensiero comune è stato prima di tutto di puntare il dito verso una copia, un plagio.
Tesi questa, che Inarea ci illustra dal proprio punto di vista e che non condivide il giudizio dato a questo progetto dai media: _“Come sa chiunque si occupi di design, quando si va alla ricerca della semplicità è possibile lavorare in direzioni che sono state già percorse.”_
_“Non è sempre facile sapere se già altri le abbiamo adottate. Quella che è accaduta a noi è una cosa che può capitare, non dovrebbe accadere, ma talvolta accade. È un tema su cui gli addetti ai lavori si interrogano da tempo e di cui ci sono tanti illustri esempi.”_ (“www.logodesignlove.com/similar-original-logos”:http://www.logodesignlove.com/similar-original-logos)
A questo proposito, uno “splendido articolo di ieri firmato da Gianni Sinni”:http://www.ilpost.it/giannisinni/2011/07/27/lineluttabilita-del-plagio/ dal titolo “L’ineluttabilità del plagio?” analizza proprio il design contemporaneo e di come inevitabilmente il rischio della copia al giorno d’oggi sia sempre in agguato; infatti in chiusura del pezzo Sinni recita in questo modo: “Per un grafico che vive di immagini e che manipola, come abbiamo detto, elementi visivi generici — un po’ come le note per un musicista — *è ormai virtualmente impossibile essere certo della primogenitura di una propria idea*.”
Nella fattispecie la primogenitura nelle creazioni odierne la si deve sempre mettere in discussione, il designer è influenzato da molteplici stimoli ed è su questi che lavora: colori, sensazioni, forme. È impensabile non mettere in conto il fatto che gli stessi stimoli possano portare due persone alla creazione della medesima soluzione.
Probabile, succede? Sì. È successo anche per il Ministero dell’Interno? Su questo il presidente di Inarea nella sua dichiarazione è sostanzialmente in linea col nostro pensiero: _“Su un punto comunque vogliamo essere chiari: è evidente a qualsiasi persona di buon senso che non conoscevamo, fino a qualche giorno fa, il disegno attribuito al collega Roy Smith, al quale abbiamo già formulato le nostre scuse.”_
Certo, dai commenti scaturiti al nostro articolo è emerso come moltissimi conoscessero il progetto di Smith, ma se una segnalazione *giunta dopo 15 giorni dalla presentazione* ufficiale non ci avesse suggerito la somiglianza nemmeno noi ce ne saremmo accorti.
*Noi*, appunto.
Ma ad una grande agenzia con una trentennale esperienza e con un portfolio ricco di grandi nomi possiamo però criticare il _troppo semplice_ approccio a questo progetto, che tendo a ricordare implicava la realizzazione del simbolo di un Ministero della Repubblica Italiana.
Un’approfondita ricerca per evitare la situazione che si è andata a creare doveva essere fatta anche se Inarea specifica che nemmeno l’autore del marchio (di cui non conosciamo il nome ndr.) sia uno dei loro direttori creativi sin dal 2006 e con un’esperienza di oltre 25 anni.
*Antonio Romano* sottolinea come l’agenzia conosca: _“la sua professionalità, la sua buona fede e ci teniamo a ribadire, anche pubblicamente, la fiducia nei confronti di uno dei nostri migliori colleghi.”_
Per riprendere il nostro discorso iniziale – il Ministero non ha ancora “parlato” e per ora l’unica voce che possiamo sentire è quella di Inarea Strategic Design che ha già espresso al Viminale il dispiacere per quanto accaduto, manifestando pubblicamente le proprie scuse e dando la totale disponibilità in merito alle decisioni che intenderanno assumere.
Speravamo fortemente in questa dichiarazione perché il clamore suscitato dal nostro pezzo è stato tanto, e per oltre 2 giorni si è sentita solo la voce di una comunità creativa parlare di plagio. Speravamo in una voce chiarificatrice da chi questo progetto – posto da noi sotto la lente d’ingrandimento – l’ha creato e l’abbiamo ottenuta dando la *giusta replica* che abbiamo fin qui riportato e che pubblichiamo in calce, così come ci è giunta.
Ora la palla passa al Ministero e vedremo come si svilupperà questo gossip estivo, chissà magari rimarrà tutto com’è.
*E voi che ne dite?*