Ieri è stato presentato dal segretario nonché sindaco di Roma Walter Veltroni, il nuovo logotipo del neonato “Partito Democratico”:http://www.ulivo.it/.
La “P” verde e la “D” bianca su uno sfondo rosso. Poi, sotto, la scritta “Partito democratico” impreziosita da un ramoscello di ulivo. E’ questo il nuovo logo del Partito Democratico, «un simbolo rivolto al futuro, di un partito che nasce per una Italia nuova». Così definito durante la presentazione del lavoro effettuato da Nicola Storto di “INAREA”:http://www.inarea.com/.
Tuttavia alcuni malumori, come sempre succede d’altro canto stanno nascendo sul web.
Non parliamo certamente di un “logo Italia”, però a qualcuno non è andato bene questo taglio netto col passato dei simboli politici, finalmente si esce dal cerchio racchiudi tutto e si passa all’elaborazione del lettering.
Non concordo con l’analisi fatta, ad esempio, da “Antonio Moro su Designer Blog”:http://www.designerblog.it/post/1895/pd-la-morte-del-simbolo che vede il nuovo logotipo come spoglio di originalità, di personalità e di ricordabilità, sintetizzandolo come l’assenza del simbolo.
Ritengo sì che si potesse puntare ad un qualcosa di più elaborato, stilizzato, diciamo creativo.
Tuttavia mi sembra che questa proposta sia un taglio al netto design dei vecchi simboli Italiani (tralasciando Forza Italia).
Ha riconoscibilità immediata, forse troppo “color Italia” in contrasto con il partito del loro opponente Berlusconi, ma dando “una sfogliata alle varie declinazioni”:http://www.ulivo.it/adon/files/presentazione.pdf sui diversi supporti, noto personalmente un certo buon accostamento sui materiali.
Sarà pur privo di originalità, ma non è che ogni volta che viene sfornato un logo dobbiamo criticarlo d’ufficio vantando canoni di design violati e originalità mancante, il designer l’ha fatto, al committente è piaciuto.
Noi non possiamo che discuterne, bene o male, così come fanno tutti i blog al giorno d’oggi.
Del ramoscello d’Ulivo messo d’ufficio per ricordare “il passato”, non ne parlo volontariamente.
Assomiglia al logo del tè di una azienda inglese, ma dov‘è l’originalità?
A me piace. http://www.ciclostile.it
non è particolarmente accattivante e neanche orrendo, il problema è forse proprio che in politica, dovendo accontentare tutti, si rimane molto sul generico
praticamente è il meno peggio possibile
la “D” scavata soffre un pò, comunque
per i colori, la banalità era assolutamente inevitabile
i grafici fanno il loro mestiere, ed è il cliente a scegliere, giacchè non è arte ma artigianato
Comunque a scanso di equivoci, il modus operandi di area è mettere vari grafici in un progetto con tantissime proposte di brand.
Poi secondo vari passaggi si arriva ad un affinamento dei loghi iniziali ma alla fine “sceglie il cliente” e a questo punto sarebbe interessante se ha scelto solo veltroni. Le critiche in ogni caso non le rivolgerei a Nicola Storto ma al massimo a chi ha scelto quel logo rispetto ad altri…
secondo me andava scelto con molta più oculatezza ma credo che abbiano “fretta” per paura di elezioni anticipate, pertanto non possono spendere un anno di tempo in affinamento del marchio.