A quasi un anno di distanza il concorso bandito dal Ministero dell’Interno per la realizzazione del nuovo logo dell’Amministrazione ha trovato un vincitore che, premettiamo, alcune segnalazioni ci dicono porti già in dote un’accusa di plagio.
La sfida era quella di immaginare un elemento o una combinazione di elementi grafici – un simbolo – in grado di rappresentare e trasmettere in modo immediato, omogeneo e riconoscibile l’identità e la mission del ministero come punto di riferimento per i cittadini in tema di sicurezza, di garanzia delle libertà civili e dei diritti democratici, di soccorso alla popolazione nelle emergenze, di raccordo tra governo centrale e autonomie locali, di politiche che regolano l’immigrazione. In pratica un nuovo simbolo per l’istituzione Ministeriale.
L’11 luglio scorso è quindi stato presentato il nuovo simbolo: una porta aperta con i colori della bandiera. Secondo una nota del Ministero, fra architetti, grafici, web designer e creativi, hanno lavorato oltre cento concorrenti, italiani e stranieri, per realizzare una grafica capace di rappresentare e trasmettere l’identità del ministero dell’Interno.
Una commissione ha aggiudicato il primo posto al logo presentato dalla società Inarea strategic S.r.l., risultato più originale, interessante e coerente con la mission istituzionale dell’amministrazione che si è aggiudicato i 3mila euro del concorso. Al secondo posto nella graduatoria di merito si è classificato il gruppo costituito da Anna Giudice e Valeria Morando, al terzo posto si è collocato il gruppo composto dagli architetti Marzia Cesare Marincola e Manuela Lai, al quarto Francesco Caracciolo e al quinto Enrico Saponaro.
Poco fa, Stefano per mail ci segnalava come questo nuovo simbolo assomigli parecchio, anzi diciamo molto, ad un progetto realizzato nel 2008 dal designer Inglese Roy Smith per la French Property Exhibition.
Non vi è dubbio che se preso il logo di Smith, sostituito il blu col verde ed aggiunto un effetto bagliore, il progetto vincitore del bando risulti se non identico, eccezionalmente simile.
Attendiamo gli sviluppi, se ce ne saranno.
Aggiornamento – Oggi abbiamo inviato una richiesta sia al Ministero che agli autori del logo, senza ottenere nessuna risposta. Però leggendo in rete abbiamo visto che a GQ (noto magazine nel settore della comunicazione visiva ndr.), invece l’hanno data; a farlo è Antonio Romano, presidente di Inarea.
Ne riportiamo uno stralcio: “Il logo è identico“, ammette Romano. “Quello che posso affermare è che abbiamo 30 anni di storia che certificano qualcosa di diverso dall’etichetta di ‘copioni’ che ci viene affibbiata in questo momento“. “Guardi, ci sono molti casi di affinità da marchi. Ma ammetto che il nostro è un caso da Guinness dei primati.” Sembra quindi che Inarea sia incappata nel più grosso dei malintesi, tuttavia attendiamo da loro e dal Ministero, una risposta, visto che ci piace “sentire entrmabe le campane”.
Aggiornamento 2 – L’Art Director Club Italiano ci segnala su Twitter una pubblicazione del 2008 che dimostrerebbe la “collocazione” temporale del primo progetto realizzato da Roy Smith, ovvero nel 2008.
Aggiornamento 3 – Ecco la versione sull’accaduto che ci è giunta dagli autori del logo.