“I nuovi poteri forti, i colossi del web, programmaticamente stanno portando avanti il progetto volto a svalutare la conoscenza, svalutare nel senso letterale del termine, cioè far perdere il valore economico alla conoscenza, per farne traffico gratuitamente su internet per realizzare il più grande furto di proprietà intellettuale dell’umanità” così ha esordito l’altro ieri il Senatore Andrea Cangini – membro della VII Commissione Istruzione pubblica, beni culturali, nonché già direttore del QN e Il Resto del Carlino, al convegno “Editoria digitale: numeri e prospettive” organizzato da USPI.
L’evento è stato l’occasione per presentare lo studio annuale redatto da Comscore sullo stato dell’arte dell’editoria digitale in Italia.
Durante la giornata sono state numerose le posizioni forti prese dagli intervenuti, a commento dei dati presentati da Sensemaker (rappresentante di Comscore in Italia); dai dati è emerso quanto tutto sembri ruotare attorno a due punti critici: da una parte la voracità delle piattaforme online e dall’altra la loro capacità di incamerare dati e profilare gli utenti in modo approfondito.
Dove stanno gli editori in tutto questo? Che responsabilità hanno avuto gli editori, soprattutto i grandi editori, rispetto a questo degradamento? Gli editori si sono accorti tardi di ciò che stava avvenendo e soprattutto i grandi, pensando a salvare solo se stessi, hanno cercato accordi con le grandi piattaforme che in genere, quasi sempre, sono stati perdenti.
Comscore ha analizzato i comportamenti di consumo delle notizie digitali in Italia da parte di 3 generazioni: la Generazione Z, I Millennials, e la Generazione X.
più utilizzata per la lettura delle news in Italia
L’obiettivo è quello di identificare le principali differenze tra le modalità di fruizione di ciascuna generazione soprattutto in due ambiti: l’interesse alla lettura; fonti, device e forme di consultazione.
Interesse nella lettura delle notizie e dove vengono lette
In Italia l’interesse alla lettura delle news on line è decisamente maggiore rispetto a quella registrata negli Stati Uniti o in Gran Bretagna in tutte le fasce d’età.
Sussistono però (coerentemente a quanto avviene nei paesi anglosassoni) forti differenze a livello generazionale: il 59% dei giovanissimi dichiara di leggere le News on line “solo quando ne ha bisogno” mentre la stessa percentuale di appartenenti alla generazione Y si considera «assidua lettrice di notizie»; dato che cresce al 66% nella generazione X.
Una differenza significativa si rileva tra le generazioni in merito all’utilizzo delle fonti di news: mentre le generazioni più adulte dichiarano di ricorrere prevalentemente ai siti di news, i social network rappresentano la fonte informativa primaria per i giovanissimi.
Molti membri della Gen Z, cresciuti in un ambiente media frammentato, non hanno probabilmente ancora sviluppato un legame con degli editori di riferimento ma c’è il rischio che – anche crescendo – rimangano fedeli alle piattaforme distributive più che ai creatori dei contenuti. E nonostante il loro ruolo come fonte di accesso all’informazione, sui Social Network sono relativamente pochi coloro condividono post relativi alle news e tale fenomeno è particolarmente accentuato tra i giovanissimi.
Una situazione che dovrebbe far riflettere gli editori che valutano i contenuti in base al loro potenziale di viralizzazione e hanno costruito i propri modelli di business sulla propagazione via social, misurando condivisioni, traffico e visualizzazioni di pagina sulle piattaforme. Ma questo è comunque uno scenario che vede gli editori italiani dipendere spesso dal traffico veicolato dalle grandi piattaforme che rappresentano per loro dei veri e propri gateway di accesso ai consumatori finali attribuendo alle piattaforme un notevole potere contrattuale nei loro confronti.
L’indagine sull’editoria digitale italiana sottolinea anche che, se si analizza la modalità di ricerca attiva delle informazioni sui fatti di cronaca e le notizie, i siti degli editori continuano ad essere la destinazione privilegiata da tutte le generazioni. Le notizie locali sono quelle che registrano, in tutte le generazioni, i più alti tassi di fiducia dei lettori in termini di onestà e accuratezza dell’informazione, seguite da quelle di natura internazionale e infine da quelle nazionali.
Editoria digitale: in Italia siamo disponibili a pagare per le news?
Dalle interviste sulla teorica disponibilità a pagare un abbonamento per fruire di contenuti di news, emerge che è la generazione X a dichiarare una maggiore propensione con un 12% a fronte di un 10% della generazione Y e di un 7% della generazione Z.
La più bassa propensione dei giovanissimi a pagare se da un lato può essere riconducibile alla loro minore disponibilità economica, dall’altro è coerente con la minore rilevanza e frequenza di fruizione delle news.
L’analisi considera però la significante crescita alla propensione a pagare altre tipologie di contenuti on line (Video; Musica) rispetto alle quali le news on line finiscono indirettamente e inevitabilmente per competere.
Nell’ultimo anno sono infatti aumentati in maniera considerevole gli utilizzatori di app di contenuti basate su sottoscrizioni a pagamento come Netflix, Spotify o Apple Music. Gli editori ritengono quindi probabile che forme di abbonamento a pacchetto a più tipologie di contenuti possano rappresentare una formula vantaggiosa e più interessante soprattutto per i più giovani.
L’indagine realizzata da Comscore è disponibile qui in PDF.
La registrazione audio di tutto l’evento è possibile sentirla grazie a Radio Radicale.