Dappertutto è Brand, la prima bibita che pensiamo è una Brand, una cioccolata spalmabile o un detersivo che lava più bianco del bianco sono una Brand, lo sono la star di Hollywood e il dottore claudicante della fiction, la città di New York e Capri, Apple e IBM, Ernesto Che Guevara e Mao Tse-tung, Padre Pio e la Chiesa, Topolino e Superman, Emergency e la Nato, il Louvre e gli Uffizi, l’Italia e la Nuova Zelanda. Sembra che esista un nuovo paradigma del contemporaneo, una sorta di punto di vista per cui tutto appare riconducibile a un unico concetto interpretativo: la Brand. E Brand 111 l’analizza.
In Brand 111 edito da Fausto Lupetti Editore, il lettore – studente o ex studente, designer o professionista nell’ambito della comunicazione – troverà 111 domande, quelle più frequenti che chi si occupa di Brand trova sul suo percorso. Le risposte sono costruite con idee semplici, suggestioni verbali e visive, idee e citazioni, e visto che la Brand è una realtà viva e in costante movimento il libro definisce più livelli di indagine.
Dal lavoro di Elio Carmi, ne risulta un racconto illustrato, costruito da chi ha imparato cos’è la Brand interrogandosi e facendola, passando sempre attraverso una pratica verificata cercando le risposte anche in strada, tra la gente, potremmo dire sul terreno di battaglia in cui le marche si rivelano e si affermano o soccombono. Un’indagine i cui confini si insinuano tra la politica, il territorio, il mercato, l’antropologia, il design, la semiotica, l’architettura, l’arte, la parola e l’immagine. Una storia in progress, sempre più di interesse globale, e sempre più attenta alla Persona, che è il vero centro di ogni discorso.
È un testo che si può leggere in molti modi, tutto di seguito o aprendolo a caso, pescando le domande e leggendo subito le risposte.
Lo si può utilizzare come un vocabolario per capire il senso delle parole nel lessico di chi inventa e usa le marche per comunicare, oppure lo si può leggere dalla metà, o dall’ultima domanda per poi tornare all’inizio. Si può anche non essere d’accordo con l’autore o condividere solo in parte le sue tesi, esattamente come deve fare una marca lasciando ai suoi stakeholders la più ampia possibilità di fruizione, e quindi anche la sua aperta e dialettica critica. Ciò che importa è trarne un beneficio, una nuova conoscenza, nella consapevolezza che con le Brand, con le Marche abbiamo a che fare tutti i giorni. Forse, però, la forma più consigliabile per la consultazione del libro è quella di seguire il percorso stabilito dall’autore. Così, come le briciole di Pollicino indicano la via di casa, le 111 domande conducono alla coscienza del ruolo della marca all’interno del quotidiano che circonda ciascuno di noi e che ci riguarda anche per il futuro. dalla prefazione di Alessandro Ubertis.
È un lavoro di ricerca della verità fatto di domande e risposte alla scoperta di un metodo operativo per ottimizzare il processo identitario dell’impresa o del prodotto.
È un testo che si può leggere in molti modi. Lo si può utilizzare come un vocabolario per capire il senso delle parole nel lessico di chi inventa e usa le marche per comunicare, oppure lo si può leggere dalla metà, o dall’ultima domanda per poi tornare all’inizio.
Ciò che importa è trarne un beneficio, una nuova conoscenza, nella consapevolezza che con le Brand, con le Marche, abbiamo a che fare tutti i giorni. Così, come le briciole di Pollicino indicano la via di casa, le 111 domande conducono alla coscienza del ruolo della marca all’interno del quotidiano che circonda ciascuno di noi e che ci riguarda anche per il futuro.