Con la quarantena le visualizzazioni dei video su YouTube sono schizzate alle stelle, peccato che i creatori di contenuti abbiano visto dimezzare gli introiti pubblicitari. Advertising e Coronavirus ci stanno dando una prospettiva non positiva.
A quanto emerge e non solo su Youtube ma nell’intero mercato della pubblicità online i tassi di remunerazione della pubblicità sono diminuiti in media di quasi il 50% dall’inizio di febbraio.
IAB ha riportato una indagine effettuata sui centri media da cui emerge che per il 74% dei media buyer, dei pianificatori e dei marchi, il Coronavirus avrà un impatto maggiore sulla pubblicità rispetto alla crisi finanziaria del 2008.
Non c’è da stupirsi. Giornali, siti web e canali televisivi sono stati tutti decimati dal coronavirus. Google e Facebook insieme potrebbero vedere evaporare più di 44 miliardi di dollari di entrate pubblicitarie in tutto il mondo nel 2020 – secondo le stime degli analisti di Cowen&Co. Detto questo, sia Google che Facebook continueranno ad essere massicciamente redditizi anche con un calo dei ricavi a due cifre, dicono gli analisti. Nel 2021, il business pubblicitario di Facebook dovrebbe “rimbalzare”, crescendo del 23% su base annua fino a 83 miliardi di dollari, ha scritto in una nota del 25 marzo il team di analisti di Cowen guidato da John Blackledge.
Per l’intero settore pubblicitario statunitense le stime dei ricavi dovrebbero registrare un calo dell’11% su base annua. I settori industriali che guidano il calo della spesa pubblicitaria negli Stati Uniti per il 2020 sono quelli dei viaggi, del commercio al dettaglio e dell’auto, secondo il rapporto Cowen.
Mentre secondo IAB già il 70% degli inserzionisti online ha già adeguato o messo in pausa la spesa pubblicitaria prevista, mentre il 16% sta ancora determinando le azioni da intraprendere. Quasi un quarto (24%) degli intervistati da IAB ha messo in pausa tutte le spese pubblicitarie per il resto del primo e del secondo trimestre, mentre il 46% ha indicato di aver adeguato la spesa pubblicitaria per lo stesso periodo di tempo.
Il 73% degli acquirenti indica che il coronavirus avrà un impatto sugli impegni di spesa Upfront 2020/2021 e si aspetta una diminuzione del 20% della spesa Upfront rispetto al loro piano originale.
Ciò significa meno pubblicità in TV e sui giornali, ma significa anche che gli inserzionisti hanno meno probabilità di competere per gli annunci. La spesa per gli annunci digitali è diminuita di un terzo, secondo lo IAB – un calo leggermente meno doloroso rispetto al taglio del 39% dei media tradizionali, ma comunque dannoso. Tornando a YouTube si registra ad esempio un calo dal 30% al 50% del CPM, ovvero l’importo che YouTube riceve per ogni 1.000 visualizzazioni di un annuncio pubblicitario. Un dato che rispecchia lo stato attuale del Programmatic Advertising in generale dove il CPM medio è stato dimezzato rispetto a solo un mese fa.
Advertising e Coronavirus: cosa sta succedendo?
Nel breve termine, la spesa per gli annunci digitali è diminuita del 33% e quella per i media tradizionali del 39%. La maggior parte (63%) degli inserzionisti ha già cambiato i messaggi che sta inviando sul mercato, aumentando: marketing basato sulla missione (+42%), marketing correlato alle cause (+41%) e più di un terzo (35%) degli inserzionisti stanno adeguando le loro tattiche sul mercato.